La rivoluzione della mobilità di FS, Mazzoncini: «Così sfido la gomma integrandomi con le strade di Anas»

Riportiamo di seguito parte dell'articolo pubblicato sul "Corriere della sera" del 9 dicembre 2016 a firma di Michelangelo Borrillo. 

L’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato ha illustrato il Piano industriale 2017-2026 in un forum al Corriere della Sera. Dopo il cambio di governo nessuno stop all’operazione con Anas: «L’integrazione ha avuto consenso politico unanime?»

Sfidare la gomma integrandosi con le strade. È l’estrema sintesi del Piano Industriale 2017-2026 delle Ferrovie dello Stato che l’amministratore delegato Renato Mazzoncini ha illustrato in un forum al Corriere della Sera. Un piano decennale che, però, come visione, va anche oltre: «Perché fra 20 anni - prevede Mazzoncini - le strade si doteranno di tecnologie che permetteranno di dialogare con le auto che a loro volta si muoveranno con sistemi di alimentazione elettrica. E questa rivoluzione richiede infrastrutture del tutto diverse. Per le quali occorre muoversi già nei prossimi 5 anni, tanto che nei 73 miliardi di investimenti infrastrutturali previsti dal Piano Industriale, 15 sono relativi all’integrazione con l’Anas che, secondo i piani, verrà incorporata sotto la holding Fs». 

Il Piano Industriale prevede investimenti complessivi per 94 miliardi, di cui - appunto - 73 per le infrastrutture, 14 per il materiale rotabile e 7 per lo sviluppo tecnologico. Più della metà delle risorse sono già disponibili, ben 58 miliardi, di cui 23 in autofinanziamento e 35 già stanziati nei Contratti di programma. Con i dipendenti che passeranno da 69 mila a 100 mila.

Ingegnere, uno dei pilastri del piano industriale è l’integrazione fra le infrastrutture ferroviarie e stradali. Le dimissioni del premier Matteo Renzi potrebbero far slittare il processo di incorporazione di Anas in Fs?
«Il progetto di integrazione con Anas - da una parte 24 mila chilometri di binari e dall’altra 25 mila chilometri di strade - ha avuto un consenso unanime da tutte le forze politiche, tranne forse il Movimento 5 Stelle che non si è pronunciato. Progetti del genere, per un’azienda come le Ferrovie dello Stato, prescindono dai governi in carica. E poi, in fin dei conti, facciamo un favore allo Stato: deconsolidiamo il debito pubblico di Anas».

Quindi il piano dovrebbe rimanere immutato. Con quali tempi?
«La tempistica prevede l’integrazione di Anas sotto la holding Fs entro il 2017. Occorre una norma specifica che preveda che anche Anas passi al contratto di servizio, uscendo così dall’orbita della Pubblica amministrazione. Oltre a una norma che tuteli le Ferrovie dello Stato dalla massa di contenziosi di Anas del passato, pari a 9 miliardi di euro».

Ma perché integrare ferrovie e strade? 
«L’Italia a livello ferroviario è un benchmark mondiale, è fra i 3 migliori Paesi al mondo con il Giappone e la Cina. Ma il cliente delle ferrovie non è l’utente che vuole muoversi con il treno, piuttosto l’utente che vuole muoversi e basta. Il servizio da offrire è quindi la mobilità. Ma oggi, in Italia, l’80% delle persone si sposta ancora con l’auto, e questo significa che il servizio pubblico non funziona bene. Per questo serve una rivoluzione nei trasporti: oggi la quota di servizio ferroviario di Fs copre l’87,5% del mercato. Mentre la quota di mobilità soddisfatta da Fs è solo del 5,2%».

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