Roma, 19 settembre 2015
L’Est come porta di sviluppo per le Ferrovie. E’ stato questo il senso dell’intervento di Michele Mario Elia, amministratore delegato di FS Italiane, al Forum Ferroviario Italia - Balcani di Trieste.
Dobbiamo cercare di parlare sempre più di servizi e non di infrastrutture - è stata la premessa -. Quello per cui realizziamo opere e impianti è tutto per far crescere i servizi e questa è la finalità di tutti. Preferisco un treno in più di un ponte in più.
Elia poi ha dato a grandi linee i numeri di FS: 16.700 chilometri di linee ferroviarie, elettrificate per il 71%, è la percentuale più alta in Europa e questo aiuta ancora di più alla riduzione del livello di inquinamento, i treni al giorno sono 7.900, quelli di lungo percorso sono 270, oltre settemila treni regionali e circa 500 merci. Il turn over è 8,4 miliardi di euro, all'estero l’11% di questa cifra. Il capex è di 4,3 miliardi l’anno, l’Ebitda margin del 25%, per quanto riguarda il personale siamo nell’ordine dei settantamila dipendenti, venti anni fa eravamo 230mila.
L’AD di Ferrovie poi ha fatto una battuta sui corridori europei. Mostrando una cartina europea che presentava tutti i tracciati differenziati per colore Elia ha detto: Il nostro augurio è che diventi di un colore unico, perché il vero risultato è quando su queste linee potranno viaggiare treni senza alcuna limitazione.
In Europa, ha osservato ancora, non è che non ci sono le infrastrutture, piuttosto queste vanno adattate ai servizi in modo che si superino tutte quelle problematiche dovute anche a qualcuno che vuole mantenere un monopolio. Noi in Italia ormai siamo andati oltre, anche a livello regionale e nell’ambito del lungo percorso chiediamo di fare le gare.
E ancora: l’esperienza di Ntv per noi è stato un vantaggio incredibile perché ha consentito di fare lo scatto anche a noi e adesso abbiamo il miglior servizio di Alta Velocità in Europa.
Le Ferrovie sono molto interessate all’area Adriatico-Balcanico, che si raggiunge dall’Italia attraverso due corridoi fondamentali: il Mediterraneo (corridoio 6) e il Baltico (corridoio 5) che, passando per Trieste, si spingono verso l’area balcanica.
Non tutti i paesi dell’area appartengono alla Comunità Europea, però possono essere inseriti e partecipare con le loro linee regionali o interregionali. È necessario parlare di una cartina a colore unico con un grande servizio per i paesi dell’est.
Occorre guardare all’interno di questi grandi bacini per costruire una connessione intermodale che consentirà all’Europa di far crescere l’intero sistema ferroviario. In questo modo le aree dell'est potrebbero avere accesso ai fondi europei, anche se è importante avere degli obiettivi che si vogliono raggiungere in termini di servizi, altrimenti tutto potrebbe essere inutile.
Il corridoio 5 vede coinvolti l’Italia, la Slovenia, la Grecia e la Croazia e altri potenziali candidati sono l’Albania, la Bosnia, il Montenegro e la Serbia. Interessa circa 60 mln di persone e più di 600 mln di euro di PIL. Sono Paesi e numeri che non possono essere lasciati da soli, ma vanno visti in un’ottica integrata. Inoltre, non bisogna mai dimenticare che i corridoi sono i driver per il trasporto merci e lo sviluppo economico.
Il Friuli Venezia Giulia - sono ancora le parole dell’amministratore delegato dell’azienda di piazza della Croce Rossa - gioca un ruolo importantissimo per la sua posizione e la sua tradizione storica ed è un punto di smistamento per le merci e per le persone perché è all’intersezione tra due corridoi, uno da est a ovest e l’altro da sud a nord. E i porti rappresentano un altro punto fondamentale per tutte le linee ferroviarie dalla zona Baltica.
Nel 2016 - ha detto ancora Elia - la forza di questi corridoi sarà aumentata dalla presenza della Croazia e , in particolare, della capitale Zagabria. Sono coinvolte quindi sei nazioni: Spagna, Francia, Italia, Slovenia, Ungheria e Croazia. Sei gestori dell’infrastruttura, 2 allocation body, che allocano le tracce e che danno una visione completa e uniforme sull’intero corridoio. Ci sono più di 7mila km di ferrovia, 90 terminal, 9 porti e 550 km di strade di accesso. Se non viene vista in un’ottica unitaria e ognuno fa la propria parte, perdiamo il risultato che tutti si aspettano. Oggi partono treni da Pechino e arrivano a Berlino. Rappresenta un’opportunità per tutti i paesi e contribuisce al Pil e riduce il traffico dai mezzi inquinanti.
Per quanto riguarda invece più strettamente l’Italia, l’Ad di Ferrovie ha spiegato che stiamo facendo molti interventi, si tratta di miliardi di euro. Il Governo ha dato a noi fondi per curare la rete ferroviaria e gli interventi li dedichiamo ai corridoi e ai nodi. Molti interventi sono in corso e molti fondi sono già disponibili. Il tema forte è la Venezia - Trieste, fino a qualche anno fa era il quadruplicamento della linea. Abbiamo studiato una soluzione alternativa, potenziando la tratta fino ad arrivare a una velocità di 200 km/h, così raggiungiamo risultati in tempi e costi ridotti.
Infine, fondamentale è anche il collegamento con il porto di Trieste perché solo in questo modo possiamo aumentare la capacità per il trasporto merci e di conseguenza il nostro Pil.
È un'opportunità infrastrutturale che dobbiamo sfruttare. Per esempio, ad oggi sono 10 su 14 i porti italiani collegati con la linea ferroviaria, però non hanno quei collegamenti che li rendono fruibili al 100%. Tutti i soggetti coinvolti si dovrebbero chiedere qual è la soluzione migliore, per noi sarebbe utile costruire le stazioni all’interno dei porti, in modo che la merce arriva ed è subito pronta per essere trasportata sul treno.
Trieste e il Friuli sono l’occasione per parlare dell’Adriatica: stiamo velocizzando le linee anche per gli altri corridoi. Sulla Bologna - Foggia abbiamo potenziato la linea e oggi possiamo portare i treni a 200 km/h per circa 180 km, così da ridurre i tempi di percorrenza”.
Non bisogna dimenticare il corridoio che collega Genova a Rotterdam, così come il tunnel del Brennero che servirà a collegare l’Italia ai più importanti paesi vicini. Anche la Napoli - Bari e la Palermo - Catania - Messina sono finalizzate ad aumentare il trasporto merci e il trasporto viaggiatori, senza mai perdere di vista qualità di servizio, velocità, performance e capacità.
I porti interessati dal corridoio Baltico – Adriatico già sono cresciuti, ha insistito Elia.
FS Italiane - ha ricordato - lavora in Serbia, Montenegro, Albania, Grecia, Romania, Bosnia insieme ad Italcertifer perché bisogna sottolineare quanto sono importanti gli studi di fattibilità e le certificazioni di sicurezza.
FS Italiane guarda agli obiettivi del Libro Bianco.
Entro il 2030 il trasporto merci al 30% su rotaia, nel 2050 il 50% con il completamento dell’AV europea e il collegamento dei principali porti europei alla rete ferroviaria.